lunedì 28 luglio 2014

Chi parla dell’avvenire è un cialtrone

Chi parla dell’avvenire è un cialtrone, è l’adesso che conta. Invocare i posteri, è parlare ai vermi. Nella notte del villaggio in guerra, il maresciallo custodiva gli animali umani per i grandi mattatoi che avevano aperto. Lui è re, il maresciallo! Re della Morte! Maresciallo Cretelle! Sissignore! C’è niente che ha più potere. Di così potente come lui non c’è che il maresciallo degli altri, là in faccia. Ci restava niente nel villaggio, di vivo, tranne gatti spaventati. Il mobilio fracassato anzitutto, andava a far fuoco per le cucine, seggiole, poltrone, buffet, dai più leggeri ai più pesanti. E tutto quello che si poteva caricare in spalla, se lo portavano con loro, i miei camerati. Pettini, piccole lampade, tazze, piccole cose futili, e perfino corone da sposa, ci passava di tutto. Come ci fosse stato ancora da Vivere per degli anni. Rubavano per distrarsi, per darsi l’aria di averne ancora per molto. Le voglie di sempre. Il cannone per loro era solo un rumore. E’ per questo che le guerre possono durare. Anche quelli che la fanno, che ci sono dentro, non se la immaginano mica. Una pallottola in pancia, avrebbero continuato a tirar su vecchie scarpe per via, perché potevano «ancora servire». Come il montone che, sul fianco, in un prato, agonizza e bruca ancora. La maggior parte della gente non muore che all’ultimo momento; altri cominciano e si prendono vent’anni d’anticipo e qualche volta anche di più. Sono gli infelici della terra.

Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte

"L'uomo è inaccettabile" (Emil Cioran) #5


giovedì 24 luglio 2014

Napoleone

Durante la ritirata di Russia, i generali di Napoleone hanno avuto il loro bel daffare per impedirgli d’andarsi a far fare un pompino a Varsavia un’ultima suprema volta dalla polacca del suo cuore. Era così, Napoleone, anche in mezzo ai più grandi disastri e sventure. Niente serio insomma. Anche lui, l’aquila della sua Joséphine! Il fuoco al culo, è il caso di dirlo per e contro tutto. Niente da fare d’altronde fin quando ci hai il gusto di godere e spassartela ed è un gusto che hanno tutti. Ecco la cosa più triste. Non si pensa che a quello! In culla, al caffè, sul trono, nei gabinetti. Dappertutto! Dappertutto! L’uccello! Napoleone o no! Cornuto o no! Prima di tutto godere! Che crepino i quattrocentomila allucinati imberesinati fino al pennacchio! si diceva il grande sconfitto, purché Poleone spari ancora un colpo! Che maiale! E alé! Così è la vita! È così che tutto finisce! Mica serio! Il tiranno è disgustato della parte che recita molto prima degli spettatori! Se ne va a scopare il tiranno quando non ne può più di secernere deliri per il pubblico. Allora bisogna saldargli il conto! Il Destino lo lascia cadere in men che si dica! Non è il massacrare a man salva, che i fanatici gli rimproverano! Certo che no! Quello è niente! Glielo perdonerebbero eccome! Ma esser diventato noioso in un sol colpo, è questo che non gli perdonano. Le cose serie si sopportano solo per finta. Le epidemie finiscono solo nel momento in cui i microbi non ne possono più delle loro tossine. Robespierre l’hanno ghigliottinato perché ripeteva sempre le stesse cose e Napoleone non ha resistito, per quel che lo riguarda, a più di due anni d’una inflazione di Legion d’onore. Fu il suo tormento, di quel pazzo, l’esser costretto a fornire delle voglie d’avventura a mezza Europa stravaccata. Mestiere impossibile. Lui ci restò.

Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte

La spirale della morte delle formiche


La "spirale della morte" delle formiche è un fenomeno osservato molte volte. Un’intera colonia di formiche prende a muoversi seguendo un movimento a spirale, senza sosta, fino a quando non sopraggiunge la morte per sfinimento. La spirale della morte delle formiche, nota anche come “formiche danzanti”, è un fenomeno scientificamente descritto per la prima volta negli anni ’40 del 1900 da Theodore Schneirla, psicologo animale americano. Ogni formica segue quella che ha di fronte, e man mano che altre formiche si aggiungono alla corsa, si forma una spirale di migliaia, milioni di formiche, che continuano a girare senza pausa. Nel 1921 in Guyana, fu avvistata quella che si ritiene la più grossa spirale della morte mai registrata: 400 metri di diametro, talmente estesa che ogni formica impiegava quasi tre ore per terminare un giro. La spirale è durata per due giorni, mietendo migliaia di vittime fino a quando un gruppo di operaie non ha interrotto il processo uscendo dal percorso. Il fenomeno ha origine dalle tracce chimiche lasciate da formiche esploratrici, che creano un involontario percorso a spirale che altre formiche iniziano a seguire. Man mano che le precedenti tracce vengono rafforzate dal passaggio di nuove formiche, altre si aggiungono al movimento circolare, creando col tempo una spirale che può coinvolgere tutta la colonia.
  • "Il mistero della spirale della morte delle formiche", Antikitera.net

martedì 22 luglio 2014

Il diritto di non essere costretti a nascere


Dopotutto non avevo forse trovato la chiave dell'enigma del disumano fenomeno dell'umanità terrestre (e di qualsiasi altra specie umana su un qualsiasi pianeta in un qualsiasi universo)? Le forze nucleari! Bum! (Ma non possiamo aiutare gli altri, nemmeno quelli che abitano sugli astri erranti delle stelle più vicine, poichè le distanze restano pur sempre astronomiche. Dobbiamo dunque aiutare noi stessi. Bum!). E poichè il democratico battista della Georgia si vantava di voler promuovere i diritti umani in tutto il mondo o quasi (progetto assai lodevole, senza dubbio), a maggior ragione dovevo indicargli il più fondamentale diritto umano, se oso dirlo (e al quale per quanto paradossale possa sembrare - bisognerebbe mirare al cento per cento), il diritto umano, dunque, più fondamentale per la nostra umanità intera: quello di non essere costretti a nascere, a "venire al mondo" (per poi dover subito piangere)! (Ancora il coro greco: la più grande felicità che possa toccare in sorte a un uomo è non nascere). Era dunque necessario non sopprimere le bombe, bensì fabbricarne quantità enormi in più, e grosse e molto, molto sporche (o produttrici di molta materia molto, molto a lungo radioattiva) e utilizzarle per rendere impossibile ogni forma di vita su questo pianeta maledetto.

Louis Wolfson, Mia madre, musicista, è morta

Corrida


Il matador Julio Aparicio alle corride della Feria de San Isidro, Madrid, 21 maggio 2010

Già sarebbe un sollievo per me vedere un unico toro che mettesse in fuga questi eroi, i toreri, e in più un’intera arena assetata di sangue.

Elias Canetti, La provincia dell’uomo

giovedì 17 luglio 2014

Qualche parola su me stesso

Amo guardare come muoiono i bambini.
L’avete mai vista la brumosa onda della risacca del riso
dietro la proboscide della tristezza?
Io, invece,
nella biblioteca delle strade
ho sfogliato così spesso il volume delle tombe.
La mezzanotte
palpava con fradicie dita
me
e il chiuso steccato,
e con la calvizie delle cupola imperlata dall’acquazzone
galoppava la cattedrale impazzita.
E vedo: Cristo fuggiva dall’icona,
e la fanghiglia baciava in lacrime
il lembo della tunica sbattuto dal vento.
Io grido contro il muro,
conficco il pugnale delle parole frenetiche
nella polpa del cielo inturgidito:
«Sole!
Padre mio!
Abbi tu almeno pietà, non tormentarmi!
E’ il sangue mio da te versato che scorre sul lungo cammino.

E’ la mia anima
in quei brandelli della lacerata nuvola
sull’arrugginita croce del campanile
nel cielo riarso!
Tempo!
Almeno tu, sciancato pittorucolo di icone,
dipingi la mia immagine
nel sacrario del secolo deforme!
Sono solitario come l’ultimo occhio
di un uomo in cammino verso la terra dei ciechi!»

Vladimir Majakovskij, Qualche parola su me stesso

La scomparsa degli animali


Catena del Lagorai, Trentino-Alto Adige

La scomparsa degli animali è un fatto di una gravità senza precedenti. Il loro carnefice ha invaso il paesaggio; non c’è posto che per lui. L’orrore di vedere un uomo là dove si poteva contemplare un cavallo!

Emil Cioran, Il funesto demiurgo

mercoledì 9 luglio 2014

Il corpo, la carne macellata e lo spirito


Francis Bacon, Fragment of Crucifixion, 1950

La carne macellata è essa stessa testa, la testa ne è divenuta la potenza illocalizzata, come nel Fragment of a crucifixion del 1950, in cui tutta la carne macellata urla sotto lo sguardo di uno spirito-cane che sporge dalla sommità della croce. […] La bocca acquista quella potenza di illocalizzazione che fa della carne macellata una testa senza volto. Essa non è più un organo particolare, ma è il foro attraverso cui l’intero corpo fugge e dal quale la carne discende. Quel che Bacon chiama il Grido nell’immensa pietà che travolge la carne macellata.

Gilles Deleuze, “Il corpo, la carne macellata e lo spirito”, Logica della sensazione

Cane ucciso e bruciato


E' morto poche ore fa il cane ritrovato ieri nelle campagne di Pozzuoli in provincia di Napoli a cui era stato dato fuoco e poi era stato investito. Il cane era stato ritrovato da una volontaria che era a passeggio con il suo cane nel rione Toiano una zona periferica di Pozzuoli. Il cane è stato soccorso e preso in carico dalla clinica veterinaria della ASL partenopea. Purtroppo dopo una lunga agonia il cane è morto. Il cane sarebbe stato usato nei combattimenti ed avendo perso sarebbe stato successivamente bruciato vivo e poi siccome non moriva sarebbe stato investito. L'animale con piaghe su tutto il corpo è vissuto per altre trenta ore. 
  • "Cane ucciso e bruciato, taglia di 20mila eura dell'AIDAA", ScrivoNapoli.it, 9 luglio 2014

giovedì 3 luglio 2014

La felicità in terra

Bisognerà morire, gli dico ancora io, più lussuosamente di un cane e ci metteremo mille minuti a crepare e ogni minuto sarà comunque nuovo e abbastanza carico d'angoscia da farci dimenticare mille volte tutto il piacere che avevamo potuto avere a far l'amore nei mille anni precedenti… La felicità in terra sarebbe morire con piacere, nel piacere… Il resto è niente di niente, è la paura che non osi confessare, è arte.

Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte

Anche i nani hanno cominciato da piccoli


Werner Herzog, Anche i nani hanno cominciato da piccoli

La ferocia filmica di Herzog si solleva da semplice rappresentazione del sadismo e si fa carne stessa della pellicola. Anche i nani.. è così oggetto più oscuro ed inquietante d’un film sulla crudeltà: è un film crudele. La sua struttura, costruita sulla reiterazione di atti sempre più atroci, ha una linearità spiraliforme o un’assenza di linearità la quale, nel sovraccaricare il disagio, mobilita pulsioni più profonde ed irrazionali. La violenza, semmai, è qui funzione astratta degli esseri viventi e affonda le sue radici nel mondo animale, in un altrove di tenebra. Lontano da una mera rappresentazione tematica, il film precipita nell’incongruo, rivelando intensità ad un livello sotterraneo, in difetto d’ogni spiegazione razionale, miracolosamente ingiustificato.
  • “Il cinema di Werner Herzog”, Paolo Sirianni
  • “Anche i nani hanno cominciato da piccoli”, Il Morandini
  • “Anche i nani hanno cominciato da piccoli”, Umberto Ledda