giovedì 24 aprile 2014

Il sano intelletto animale


Dolk Lundgren, Graffito

Temo che gli animali vedano nell’uomo un essere loro uguale che ha perduto in maniera estremamente pericolosa il sano intelletto animale: vedano cioè in lui l’animale delirante, l’animale che ride, l’animale che piange, l’animale infelice.

Friedrich Nietzsche, La gaia scienza

La natura per costume e per istinto è carnefice


La natura per costume e per istinto è carnefice impassibile e indifferente della sua propria famiglia, de' suoi figlioli e, per così dire, del suo sangue.

Giacomo Leopardi

Il dolore senza senso


In tutti i tempi gli uomini più profondi hanno avuto compassione degli animali, proprio perché essi soffrono della vita, ma non hanno la forza di rivolgere la punta del dolore contro se stessi e di comprendere metafisicamente la loro esistenza; il vedere il dolore senza senso suscita anzi ribellione nel più profondo dell’anima.

Friedrich Nietzsche, Schopenhauer come educatore

Questo è uno universo: ma se buono o cattivo, non lo diciamo


Se noi non possiamo giudicare dei fini, né aver dati sufficienti per conoscere se le cose dell'universo sien veramente buone o cattive, se quel che ci par bene sia bene, se quel che male sia male; perché vorremo noi dire che l'universo sia buono, in grazia di quello che ci par buono; e non piuttosto, che sia malo, in vista di quanto ci par malo, ch'è almeno altrettanto? Astenghiamoci dunque dal giudicare, e diciamo che questo è uno universo, che questo è un ordine: ma se buono o cattivo, non lo diciamo. Certo è che per noi, e relativamente a noi, nella più parte è cattivo; e ciascuno di noi per questo conto l'avria saputo far meglio, avendo la materia, l'onnipotenza in mano. Cattivo è ancora per tutte le altre creature, e generi e specie di creature, che noi conosciamo: perché tutte si distruggono scambievolmente, tutte periscono; e, quel ch'è peggio, tutte deperiscono, tutte patiscono a lor modo. Se di questi mali particolari di tutti, nasca un bene universale, non si sa di chi [...]; se vi sia qualche creatura, o ente, o specie di enti, a cui quest'ordine sia perfettamente buono; se esso sia buono assolutamente e per se; e che cosa sia, e si trovi, bontà assoluta e per se; queste sono cose che noi non sappiamo, non possiamo sapere; che niuna di quelle che noi sappiamo, ci rende né pur verisimili, non che ci autorizzi a crederle. Ammiriamo dunque quest'ordine, questo universo: io lo ammiro più degli altri: lo ammiro per la sua pravità e deformità, che a me paiono estreme. Ma per lodarlo, aspettiamo di sapere almeno, con certezza, che egli non sia il pessimo dei possibili. (21 Marzo 1827)

Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri

Grotesque mask in Marksburg Castle, Germany


Grotesque mask in Marksburg Castle, Germany, was used for torture. Jailers often heated such devices until they glowed before clamping them on traitors’ faces. 

Tutti gli animali diffidano dell’uomo


Tutti gli animali diffidano dell’uomo, e non hanno tutti i torti, ma quando sono sicuri che non vuol fargli del male, la loro fiducia diventa così grande che bisogna essere più che barbari per abusarne.

Jean-Jacques Rousseau, Le confessioni

Anniversario del Genocidio Armeno

 
 

L'espressione Genocidio armeno, talvolta Olocausto degli Armeni o Massacro degli Armeni (in lingua armena Հայոց Ցեղասպանութիւն Hayoc’ C’eġaspanowt’yown o Մեծ Եղեռն Medz Yeghern "Grande Crimine", in turco Ermeni Soykırımı "Genocidio armeno", a cui talvolta viene anteposta la parola "sözde", "cosiddetto") si riferisce a due eventi distinti ma legati fra loro: il primo è relativo alla campagna contro gli armeni condotta dal sultano ottomano Abdul-Hamid II negli anni 1894-96; il secondo è collegato alla deportazione ed eliminazione di armeni negli anni 1915-1916. Il termine genocidio è associato soprattutto al secondo episodio, che viene commemorato dagli Armeni il 24 aprile.


Il genocidio che sembra “maggiormente assomigliare alla ‘soluzione finale’ fu il tentativo turco di deportare gli armeni nel deserto siriano e di ucciderne il maggior numero possibile” (G. Mosse, Storia del razzismo in Europa, Laterza). Come la Shoah, fu “un’operazione realizzata durante l’emergenza della guerra” con la chiara intenzione di “liberare una volta per sempre la Turchia da una minoranza irrequieta”, paritetica alla volontà hitleriana di annientare la minoranza ebraica del Reich. Una chiara analogia tra i due genocidi è la deportazione: quello ebraico in vagoni bestiame o in camion a gas, quello armeno a marcia forzata.



L'esatto numero di morti è controverso. Le fonti turche tendono a minimizzare la cifra, quelle armene a gonfiarla. Nel 1896 il governo ottomano registrava in 1.440.000 gli Armeni residenti in Anatolia. Secondo il Patriarcato armeno di Costantinopoli, nel 1914 gli Armeni anatolici andavano da un minimo di 1.845.000 ad un massimo di 2.100.000. Le stime variano da un minimo di 950.000 secondo le fonti scritte turche fino a 3.500.000 secondo le ipotesi degli Armeni. Lo storico Arnold J. Toynbee, che fu ufficiale dell'intelligence britannica in Anatolia nella prima guerra mondiale, stima in 1.800.000 il numero complessivo degli Armeni di quel paese. L'Enciclopedia Britannica indica come probabile il numero di 1.750.000.


Il numero degli armeni morti nel secondo massacro è ancora più controverso. Fonti turche stimano il numero dei morti in 200.000, mentre quelle armene arrivano a 2.500.000. Talat Pasha, Gran Visir nel 1917-1918 e importante Giovane Turco, stima la cifra in 300.000 morti. Toynbee ritiene che i morti furono 1.200.000, McCarthy 600.000. Gli storici stimano che la cifra vari fra i 500.000 e 2.000.000 di morti, ma il totale di 1.200.000/1.300.000 è quello più diffuso e comunemente accettato.


Il compito più alto di un uomo


Il compito più alto di un uomo è sottrarre gli animali alla crudeltà.

Emile Zola

"L'uomo è inaccettabile" (Emil Cioran) #1


Pietà per la carne macellata


Francis Bacon, Figure with Meat, 1954

“Pietà per la carne macellata”! La carne macellata è senza alcun dubbio l’oggetto eminente della pietà di Bacon, il suo unico oggetto di pietà, la sua pietà di anglo-irlandese. E, su questo punto, Bacon è come Soutine, con la sua immensa pietà di ebreo. La carne macellata non è carne morta, essa ha conservato tutte le sofferenze e ha assunto tutti i colori della carne viva. Tanto dolore convulso e vulnerabilità, ma anche affascinante invenzione, colore e acrobazia. Bacon non dice “pietà per le bestie”, ma ritiene piuttosto che ogni uomo che soffre è carne macellata. La carne macellata è la zona comune all’uomo e alla bestia, la loro zona di indiscernibilità; essa è quel “fatto”, quel particolare stato in cui il pittore si identifica con l’oggetto del proprio orrore e della propria compassione. Il pittore è un macellaio, certo, ma egli sta nella sua macelleria come in una chiesa, con la carne macellata come Crocifisso. Soltanto nelle macellerie Bacon è un pittore religioso. “Le immagini di mattatoi e carne macellata mi hanno sempre molto colpito. Mi sembrano direttamente legate alla Crocifissione […] Che altro siamo, se non potenziali carcasse? Quando entro in una macelleria, mi meraviglio sempre di non esserci io appeso lì, al posto dell’animale” (Francis Bacon).


Gilles Deleuze, Logica della sensazione