La bocca di una ragazza, che era rimasta a lungo nel canneto,
appariva tutta rosicchiata.
Quando le venne aperto il petto, l’esofago era crivellato di buchi.
Si trovò infine in una pergola sotto il diaframma
un nido di giovani topi.
Una piccola sorellina era morta.
Gli altri vivevano di fegato e reni
bevevano il freddo sangue ed era
quella passata qui una bella gioventù.
E bella e rapida venne anche la loro morte:
furono gettati tutti insieme nell’acqua.
Ah, quei musini come squittivano!
Gottfried Benn, Bella gioventù
«Così come negli ultimi anni di vita vagheggiò l'idolo di non scrivere una sua filosofia, ma piuttosto di "montarla" con materiali che parlassero da sé, rinunciando così, per quanto possibile, a interpretarli, in ugual modo ha proceduto in questa raccolta di "articoli". La scelta e la disposizione degli "articoli" devono lasciar trasparire la sua filosofia, senza costringerla in una forma concettuale che la contraddirebbe.» T. W. Adorno, Note a "Uomini Tedeschi" di W. Benjamin
venerdì 30 maggio 2014
World War: suicided corpses
World War II: Vienna, 1945.
Soviet officers look at the corpses of Civilians of Vienna who committed suicide in a park near the Parliament building during the fall of the city as the Red Army approached.
- Photograph by Yevgeni Khaldei, April 1945.
giovedì 29 maggio 2014
Titicut Follies
Frederick Wiseman, Titicut Follies
La mia ricerca sulle istituzioni sociali e sulle persone si basa soltanto sulla forza dell’osservazione, afferma Wiseman. Titicut Follies si pone infatti agli antipodi rispetto al modello documentaristico di denuncia contemporaneo. Wiseman agisce per rigore e sottrazione, come dimostrano l’uso estetico del bianco e nero, una messa in scena essenziale (luce e suoni naturali), l’assenza di commenti fuori campo e di qualsiasi intervento musicale extradiegetico, l’assenza d’artificiosità, interviste, effetti speciali o didascalie. L’avanzamento cronologico risulta esile o assente in favore d’una progressione tematica: micro-storie che s’interrompono e riacciuffano e l’impressione che dalle immagini stia emergendo del senso, senza che un messaggio venga sovracodificato. La follia del reale resa lirica per sobrietà. Wiseman filma lo spazio che si genera tra il farsi delle cose ed il loro racconto.
- Fuori Orario, Rai3, 11 settembre 2011
- “ABCinema: Titicut Follies”, Marco Valerio, Whipart
- “Frederick Wiseman e il cinema leale”, Napoli Monitor n.58
- Frederick Wiseman, “Intervista con Giuseppe Sedia”, Roma, 11 novembre 2008
sabato 24 maggio 2014
Eciton burchelli
Quando Eschilo o Tacito vi sembrano troppo tiepidi, aprite
una Vita degli insetti.
Emil Cioran, Sillogismi dell’amarezza
Eciton burchelli è una formica legionaria appartenente alla sottofamiglia Ecitoninae, diffusa in America centrale e meridionale. Una colonna di Eciton burchelli è composta da 700.000 formiche (al massimo 1.000.000) di diverse dimensioni, la cui lunghezza s’attesta sui 15 metri con un fronte di 2. Sono formiche nomadi, senza formicaio, in continuo movimento: quando sostano formano soltanto un bivacco. Il bivacco è costituito da formiche che s’attaccano con le zampe le une alle altre formando un blocco cilindrico dal diametro di 1 metro o più; al centro, completamente protette, la regina e le larve. La loro vita è il susseguirsi d’una fase di territorializzazione (le regine si trasformano in grosse macchine da uova : 30.000 alla settimana), ed una fase di nomadismo in cui le colonne si spostano incessantemente razziando ampie zone di foresta. Durante l’attacco formano una falange a ventaglio con un ampio fronte il quale forma una rete che avvolge le prede: scorpioni, ragni, grossi insetti, lucertole e serpenti. La scorreria avviene di giorno ed è annunciata dal rumore degli uccelli formicari che accompagnano l’esercito di formiche divorando tutti gli insetti che volano per sfuggire all’orda che avanza.
L’attacco e il trasporto delle prede è efficientissimo, ogni
formica grande, media o piccola assolve un compito specifico in un meccanismo
perfettamente coordinato. Le legionarie presentano infatti un notevole
polimorfismo fra le neutre: i soldati, fortissimi, muniti di zanne lunghe ed
arcuate, possono assalire le prede più grosse; da loro vengono attaccati e
uccisi anche cavalli e greggi, messi poi a disposizione delle altre compagne;
le operaie, più piccole, sono altrettanto feroci e s’impegnano a non lasciar
vive le creature di proporzioni inferiori. Questi terribili insetti coi loro
istinti di distruzione, le loro abitudini nomadi e il gran numero delle orde,
esprimono potenze affini alle schiere di Unni e Tartari della nostra storia. Ma
se per il più turbolento dei Mongoli era possibile acquietarsi in una forma di
vita stabile, le formiche condottiere saranno necessariamente e per sempre
condannate entro i limiti del loro tipo di esistenza dalla mano terrea
dell’ereditarietà. Il loro nomadismo e la loro ferocia sono permanenti, le loro
scorrerie sono invasioni barbariche che non avranno mai fine.
- E. Sgrò, Tetramorium
- J. Sorell Huxley, La vita segreta delle formiche
- I. Eibl-Eibesfeldt, I fondamenti dell’etologia
- A. E. Brehm, C. Vogt, “Imenotteri”, Vita degli animali
La sirenomelia
A stillborn “mermaid child”, deformed as an after effect of the Chernobyl disaster
La sirenomelia è una rara malformazione letale,
caratterizzata dall'associazione tra gravi difetti della parte caudale del
feto: arto inferiore singolo, con vari livelli di interessamento, femore da
singolo a separato nello stesso involucro cutaneo, presenza di due piedi
(sirena sinpode), un piede (sirena monopode), o assenza dei piedi (sirena
ectromelica); anomalie urogenitali, con agenesia renale bilaterale, assenza del
tratto di efflusso e assenza dei genitali esterni; ano imperforato; agenesia
sacro-coccigea. Tutte insieme queste malformazioni rappresentano la forma
estrema di sequenza da regressione caudale. Tra le malformazioni associate
descritte, sono state riportate quelle dell'associazione VATER (aplasia
radiale, atresia tracheo-esofagea), cardiopatia e spina bifida. Questa
malformazione ha una prevalenza di circa 1 su 100.000 nati e di solito è
sporadica. Sono stati descritti eccezionali casi familiari.
- Professor Didier Lacombe, Orpha.net
- Documenting Reality: Chernobyl Mermaid Kid. Kelly, 2012
venerdì 23 maggio 2014
Meat Triptych
Francis Giacobetti, Meat Triptych, 1991
My painting is not violent; it’s life that is violent. I have endured physical violence, I have even had my teeth broken. Sexuality, human emotion, everyday life, personal humiliation (you only have to watch television) – violence is part of human nature. Even within the most beautiful landscape, in trees, under the leaves the insects are eating each other; violence is part of life.
Francis Bacon, I painted to be loved, interview by Francis Giacobetti
- February 1992, published in The Art Newspaper, no. 137, June 2003
Mademoiselle Blanche Monnier
Blanche
Monnier was a French girl who was kept captive for 24 years in a padlocked,
shuttered room where she was forced to live amidst pests, rats, human
excrement, and filth. Her discovery
occurred on May 23, 1901 after the Paris Attorney General received an anonymous
letter indicating a woman was being held captive in a home located on a “21 rue
de la Visitation” street in a wealthy neighborhood of Poiters, France. The
anonymous letter read in part:
“Monsieur Attorney General: I have the honor to inform you of an exceptionally serious occurrence. I speak of a spinster who is locked up in Madame Monnier’s house, half starved, and living on a putrid litter for the past twenty-five years – in a word, in her own filth.”
Police
arrived at the home, forced open the door, and found an emaciated Blanche
Monnier lying in a pool of feces and food debris on a bed in an upstairs
room. Her head hidden under the covers,
the 49-year-old woman, who now weighed a mere 55 pounds, was naked, scared and
deranged. She hadn’t seen the sun in 24
years. A witness to the event described
how Blanche was discovered:
“We immediately gave the order to open the casement window. This was done with great difficulty, for the old dark-colored curtains fell down in a heavy shower of dust. To open the shutters, it was necessary to remove them from their right hinges. As soon as light entered the room, we noticed, in the back, lying on a bed, her head and body covered by a repulsively filthy blanket, a woman identified as Mademoiselle Blanche Monnier. The unfortunate woman was lying completely naked on a rotten straw mattress. All around her was formed a sort of crust made from excrement, fragments of meat, vegetables, fish, and rotten bread. We also saw oyster shells and bugs running across Mademoiselle Monnier’s bed. The air was so unbreathable, the odor given off by the room was so rank, that it was impossible for us to stay any longer to proceed with our investigation.”
The
terrified woman was quickly wrapped in a blanket and rushed to the Hôtel-Dieu
Hospital in Paris where doctors initially thought that she would die. At the hospital, workers noted that Blanche
took great pleasure at being washed and able to breathe clean air. She exclaimed, “How lovely it is.” They noted that she had a great aversion to
light, according to her instincts, she couldn’t stand it. Despite claims by Blanche’s brother that she
was “foul, angry, overly excited, and full of rage”, doctors noted that Blanche
was calm, never wavering for a moment into fits of anger or excitement.
Although Blanche
Monnier did put on some weight over time, she never regained her sanity. She died in a Blois psychiatric hospital in
1913, 12 years after she was discovered captive in her room.
venerdì 16 maggio 2014
Questo scherzo atroce del durare
Questo nostro corpo, travestito da molecole agitate e banali, si rivolta continuamente contro questo scherzo atroce del durare. Vogliono andarsi a perdere le nostre molecole, al più presto, nell'universo, quelle vezzose! Soffrono d'essere soltanto «noi», cornuti dell'infinito. Scoppieremmo se avessimo un po' di coraggio, invece ci limitiamo a decadere solo da un giorno all'altro. La nostra tortura prediletta è rinchiusa lì, atomica, nella nostra stessa pelle, col nostro orgoglio.
The Executioner's Mask
The Executioner's Mask, European, 17th-18th century
Probably part of a scold's bridle, this iron mask was exhibited in the 19th century alongside the block and axe in the Tower of London and described as an executioner's mask.
- Credit: The Board of Trustees of the Armouries / HIP / TopFoto *** Local Caption *** The Executioner's Mask, European, 17th-18th century
giovedì 15 maggio 2014
Nascita del manicomio
Written on the wall of an abandoned mental asylum
L’asilo ridurrà le differenze, reprimerà i vizi, cancellerà le irregolarità. Esso denuncerà tutto quello che si oppone alle virtù essenziali della società: il celibato, la dissolutezza e «l’estrema perversione dei costumi», la pigrizia. L’asilo si prefigge come scopo il regno omogeneo della morale, la sua estensione rigorosa a tutti coloro che intendono sfuggirvi.
Michel Foucault, “Nascita del manicomio”, Storia della follia nell’età classica
Vitriolage
Vi è un ampio spettro di effetti causati da un'aggressione con acido; la gravità del danno dipende sia dalla concentrazione della sostanza corrosiva utilizzata che dal periodo di tempo in cui essa è rimasta a contatto con i tessuti prima d'esser tolta, questo lavando accuratamente la pelle con un agente neutralizzante. L'acido può molto rapidamente erodere la pelle e lo strato di grasso immediatamente sottostante fino a raggiungere l'osso.
In quanto la maggioranza dei casi è finalizzata a colpire la faccia, le palpebre e le labbra possono essere completamente distrutte e il naso e le orecchie venire gravemente danneggiati. Tra le conseguenze maggiori si possono includere:
- Le ossa del cranio sono in parte distrutte o deformate con perdita anche totale dei capelli
- La cartilagine dell'orecchio è di solito parzialmente o totalmente distrutta e possono verificarsi casi di sordità
- Le palpebre possono venir anch'esse bruciate o deformate, lasciando così gli occhi completamente scoperti e inclini alla cecità; colpendo direttamente l'occhio l'acido danneggia irrimediabilmente la vista
- Se colpito, il naso può rimpicciolire e deformarsi, con le narici che possono completamente scomparire venendo distrutta la cartilagine di sostegno
- Anche la bocca viene deformata e perdere la propria gamma normale di movimento; se vengono distrutte le labbra si espongono i denti con conseguenti difficoltà d'alimentazione
- Le cicatrici possono scendere dal mento fino alla zona più bassa del collo, riducendo lo stesso mento e rendendo estremamente limitata la gamma di movimento del collo
- L'inalazione di vapori acidi solitamente provoca difficoltà respiratorie, fino a causare problemi all'esofago
In aggiunta a questi danni specifici, i pazienti corrono anche il rischio di contrarre setticemia, insufficienza renale, depigmentazione cutanea fino a giungere nei casi più estremi alla morte.
- Ashim Mannan, Samuel Ghani, Alex Clarke, & Peter E.M. Butler, Cases of chemical assault worldwide: A literature review in Burns, vol. 33, nº 2, 19, pp. 149–154.
- Keerthi Bollineni, Gender-based violence in public places: acid throwing, Centre for Equality and Inclusion.
- Acid Violence in Uganda: A Situational Analysis, Acid Survivors Foundation Uganda, novembre 2011, pp. 1–21.
- Peter B. Olaitan, Bernard C. Jiburum, Chemical injuries from assaults: An increasing trend in a developing country in Indian Journal Of Plastic Surgery, vol. 41, nº 1, January 2008, pp. 20–23.
venerdì 9 maggio 2014
Gli uomini somigliano a orologi
Gli uomini somigliano a orologi, che vengono caricati e camminano, senza sapere il perché; ed ogni volta, che un uomo viene generato e partorito, è l’orologio della vita umana di nuovo caricato, per ancora una volta ripetere, frase per frase, battuta per battuta, con variazioni insignificanti, la stessa musica già infinite volte suonata. Ciascun individuo, ciascun volto umano e ciascuna vita non è che un nuovo breve sogno dell’infinito spirito naturale, della permanente volontà di vivere; non è che una nuova immagine fuggitiva, che la volontà traccia per gioco sul foglio infinito dello spazio e del tempo, lasciandola durare un attimo appena percettibile di fronte all’immensità di quelli, e poi cancellandola, per dar luogo ad altre.
Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione
martedì 6 maggio 2014
Che cosa resterebbe delle nostre tragedie
Che cosa resterebbe delle nostre tragedie se una bestiola letterata ci presentasse le sue?
Emil Cioran, Sillogismi dell’amarezza
“Odessa non perdonerà”
Cosa è accaduto esattamente a Odessa il 2 maggio scorso
forse non lo sapremo mai. Forse solo fra anni la verità potrà essere scoperta e
anche allora ci sarà chi la contesterà. Le ricostruzioni degli eventi vengono
piegate agli interessi di parte, in modo da dare la colpa all’una o all’altra
fazione. Per questo una verità è impossibile. L’eccidio
di Odessa segna il passaggio a una nuova e più violenta fase del conflitto
ucraino.
“Quello che possiamo
dare per certo è che gli scontri sono iniziati prima della partita di calcio
tra la squadra di casa, il Chornomorets Odessa, e gli ospiti del Metalist
Kharkiv” scrive Roland Oliphant, inviato del quotidiano britannico
Daily Telegraph. “Prima di arrivare allo
stadio il corteo è stato attaccato da uomini che sembravano essere
attivisti filorussi poiché – dicono i testimoni – portavano al petto il nastro
nero e arancio di San Giorgio” riporta ancora il Telegraph. Testimonianze
analoghe sono state raccolte dalla BBC. Per tutti gli osservatori e i
testimoni l’attacco è sembrato ben pianificato. Le riprese video mostrano come
gli attaccanti vestissero giubbotti antiproiettile, caschi, scudi e bastoni.
Non sarebbero mancate le pistole. I morti erano quindi inevitabili e, anzi,
cercati dagli assalitori.
Il dottor Andrei Vegerzhinsky, medico responsabile
dell’Ospedale n°1, ha dichiarato al Telegraph che dalle ore 16 è cominciato
l’afflusso di feriti. Circa novanta persone sono state curate nel suo ospedale
e molte riportavano ferite da proiettili di gomma. Alle 18.40 una donna è
arrivata con una ferita di arma da fuoco che le aveva reciso un arteria ed è
morta dissanguata venti minuti dopo. Un capitano di polizia è attualmente ricoverato
con gravi lesioni da arma da fuoco e un’altra vittima si troverebbe tra la vita
e la morte con un polmone perforato.
Giunti nella piazza antistante il palazzo dei Sindacati, i
filorussi hanno costruito barricate. In quella piazza c’era un accampamento di
tende dei filorussi che da qualche settimana protestavano contro il governo di
Kiev. Essi erano però estranei alle violenze di quel giorno ed erano perlopiù
giovani, ragazzi e ragazze, disarmati e provenienti dalle zone circostanti. Il gruppo filorusso che assalì il corteo
pro-Maidan, andando in quella piazza, ha esposto altre persone a una violenza
di cui non erano responsabili. Non sapremo mai se si è trattato di un calcolo
(per usarli come scudi umani, come sostiene qualcuno) o di un caso.
Una cosa è certa, spaventati dall’arrivo dei pro-Maidan i
filorussi della tendopoli hanno cercato rifugio dentro il palazzo del
Sindacato. I pro-Maidan hanno presto sfondato le barricate erette dai filorussi
violenti che sono quindi scappati anch’essi dentro al palazzo del Sindacato.
Dentro al palazzo si trovavano quindi manifestanti pacifici, il gruppo di
violenti e gente comune che lavorava negli uffici del Sindacato.
Arriviamo così al momento che ha trasformato i tafferugli in
una tragedia. Non sapremo mai chi ha scatenato l’incendio: se i filorussi
dall’interno o le bombe incendiare lanciate dall’esterno da parte degli
assedianti pro-Maidan. Questi ultimi sostengono che l’incendio sarebbe
scoppiato in modo accidentale al terzo piano dell’edificio, forse una molotov
sganciata per sbaglio da qualche filorusso. Molte immagini e video mostrano
però che le bottiglie incendiare furono lanciate, e in buon numero,
dall’esterno. Può il palazzo essere andato a fuoco non per quelle lanciate dai
pro-Maidan ma per una sganciata accidentalmente all’interno dai filorussi?
Ricostruire l’accaduto richiederebbe lunghe e dettagliate indagini che, al
momento, sembrano impossibili e che in ogni caso potrebbero essere contestate o
condotte in modo irregolare.
Sappiamo però che la polizia lasciò fare, senza intervenire
come già aveva fatto nel pomeriggio a favore dei filorussi. Sappiamo anche che
le persone che si trovavano all’interno dell’edificio sono state aiutate a
trovare scampo dalle fiamme anche da alcuni assedianti mentre altri, incuranti,
esultavano per l’incendio. Al momento risultano 46 vittime, morte soffocate e
carbonizzate dentro al palazzo.
Il giorno dopo l’incendio a Odessa è esplosa la rabbia dei
parenti delle vittime ma anche dei cittadini comuni. Migliaia di persone si
sono radunate intorno al palazzo del Sindacato per protestare contro la polizia
il cui capo è stato silurato dal governo all’indomani dell’eccidio. Uno di
loro, intervistato dal Guardian, era Alexander Lugansky, veterano della guerra
in Afghanistan, venuto per deporre cinque garofani rossi: “Mosca e Kiev sono
entrambe colpevoli – ha detto – Odessa non perdonerà”.
venerdì 2 maggio 2014
A che scopo combattere fra noi?
Bergen-Belsen, aprile 1945. Fossa comune
Ne ho abbastanza; a che scopo dobbiamo combattere fra noi, tutti noi, esseri umani? Sederci uno vicino all’altro dovremmo, e starcene in pace. E’ stato commesso un errore quando siamo stati creati; ci manca qualcosa, non so che nome dargli… Ma non lo troveremo di sicuro frugandoci vicendevolmente nelle viscere… A che scopo allora sventrarci l’un l’altro?
Georg Büchner, La morte di Danton
Progresso scientifico
Il professor Ludwig Fick di Marburg racconta nel suo libro “Sulle cause delle formazioni ossee” (1857) di aver estirpato a giovani animali i bulbi oculari al fine di ottenere una conferma della sua ipotesi secondo cui, in simili casi, le ossa crescono nei vuoti creatisi dopo l’estirpazione! Ancora: una menzione particolare meritano gli obbrobri che il barone Ernst von Bibra ha commesso a Norimberga e che, tanquam re bene gesta, racconta con incomprensibile disinvoltura al pubblico. Egli ha fatto deliberatamente morire di fame due conigli! Al fine di effettuare la ricerca, del tutto inutile ed oziosa, se a causa della morte per fame le particelle chimiche del cervello subiscano una modifica nelle loro proporzioni! Per l’utilità della scienza – n’est-ce pas? È mai possibile che a quei signori del bisturi e del crogiuolo non venga mai in mente che essi sono in primo luogo esseri umani e poi chimici? Come si può dormire tranquillamente, quando si tengono prigioniere in gabbia creature innocenti, [...] allo scopo di far patire loro una morte lenta e straziante per fame? È mai possibile che simili studiosi non si sveglino di soprassalto nel sonno?
Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena
giovedì 1 maggio 2014
Dead Skin Mask
Slayer, Dead Skin Mask
Dead Skin Mask è ispirata alle vicende di Ed Gein
Il 17 novembre 1957 la commessa di una drogheria di nome Bernice Worden sparì nel nulla. Fra i sospettati compariva Ed Gein. Durante l’ispezione di un capanno di proprietà di quest’ultimo, gli agenti fecero la prima macabra scoperta: il corpo della Worden, decapitato e appeso dalle caviglie, aperto in due a partire dagli organi sessuali; le mutilazioni erano state inflitte postmortem. La donna era stata uccisa con una carabina calibro 22. La testa fu rinvenuta in un’altra stanza della casa, con due chiodi conficcati ai lati. Nel resto della casa le autorità trovarono, tra le altre cose:
- quattro nasi;
- numerose ossa umane;
- calotte craniche trasformate in ciotole;
- nove maschere fatte in pelle umana mummificata e somigliante al cuoio;
- dieci teste di donne utilizzate come decorazioni nella camera da letto;
- una lampada con il manico di una colonna vertebrale;
- il rivestimento di un’altra lampada fatto in pelle umana;
- due labbra umane che decoravano una finestra;
- nove vagine in una scatola di scarpe.
La caccia alle foche
La caccia annuale alle foche è, come la pesca, un’industria importante ed una antica tradizione per gli abitanti delle comunità costiere canadesi. Le foche sono una risorsa naturale, fonte di reddito per quelle cittadine e quei villaggi remoti dove non esistono altre alternative. Sfortunatamente, questa attività industriale e la sua importanza economica per migliaia di Canadesi viene spesso fraintesa e condannata da immagini retoriche e di sensazionalismo che spesso raccontano una versione soggettiva, di parte - nonché talvolta addirittura falsa - sulla caccia alle foche. Il risultato è che l’industria, e le persone che dipendono da essa per la loro sopravvivenza, vengono ingiustamente messi in cattiva luce da organizzazioni potenti che antepongono i loro fini alla verità.
Ministero della pesca e degli oceani - Governo del Canada
Ministero della pesca e degli oceani - Governo del Canada
La caccia alle foche è una attività legittima e sostenibile, basata su principi universali di conservazione faunistica; viene svolta in maniera umanamente accettabile ed è soggetta a regolamentazione severa. La popolazione delle foche in Canada è in salute ed è abbondante. Le cifre attuali indicano che le foche “della Groenlandia” - la specie più importante per questa industria - superano i cinque milioni di esemplari, quasi tre volte il numero rilevato negli anni settanta. Il governo del Canada applica delle severe misure di conservazione e si adopera con impegno per una gestione attenta delle foche onde assicurare che le colonie continuino ad essere forti e sane per anni a venire. Le foche cacciate sono animali autonomi che hanno già mutato il loro bianco manto da cucciolo. Non fanno più parte del nucleo familiare. La caccia ai cuccioli di foca “della Groenlandia” e di foca “dal Cappuccio” è severamente vietata, come anche il commercio, la vendita o il baratto delle pellicce di questi cuccioli.
Ministero della pesca e degli oceani - Governo del Canada
Ministero della pesca e degli oceani - Governo del Canada
Per impedire un trattamento non sarebbe umanamente accettabile, le foche vengono soppresse velocemente ed in conformità con severi regolamenti. I metodi utilizzati per la caccia alle foche in Canada sono stati oggetto di molti studi ed sono stati approvati dalla Commissione Reale per le Foche e per la Caccia alle Foche la quale ha rilevato che i metodi usati per la caccia alle foche sono paragonabili a quelli adoperati per la caccia di altre specie animali selvatiche, nonché a quelli usati nei mattatoi per uccidere animali domestici - quali bovini e pollame - destinati al consumo umano. Due anni fa, l’Associazione Canadese di Medici e Veterinari (CVMA) ha pubblicato il Rapporto Speciale sulla Protezione degli Animali e la Caccia alle Foche della Groenlandia nel Canada Atlantico il quale ha decretato che praticamente tutte le foche della Groenlandia - un buon 98% - vengono uccisi nella maniera più rapida possibile.
Ministero della pesca e degli oceani - Governo del Canada
Ministero della pesca e degli oceani - Governo del Canada
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