venerdì 19 febbraio 2016

The Elephant Man



A volte penso che la mia testa sia così grande perché è così piena di sogni. 

Joseph Merrick (The Elephant Man)

sabato 30 agosto 2014

Auschwitz


Parete di una camera a gas di Auschwitz

Auschwitz è venuto a dirci il progetto di un annientamento che distrugge fino alla cenere la possibilità della memoria, del nome e della testimonianza.

Jacques Derrida, Nel nome di Europa

Tutto è schiuma

Oceano! […] Questo patriarca osservatore, coevo delle prime epoche del nostro globo sospeso, sorride di pietà quando assiste alle battaglie navali delle nazioni. Ecco qui un centinaio di leviatani usciti dalle mani dell’umanità. Gli ordini enfatici dei superiori, le grida dei feriti, le cannonate, sono solo rumori per annientare qualche secondo. Ora sembra che il dramma sia finito e che l’oceano si sia messo qualcosa nel ventre. Le fauci sono formidabili. Come devono essere grandi verso il basso, in direzione dell’ignoto! Infine, a coronare la stupida commedia, che non è neppure interessante, si vede in mezzo al cielo qualche cicogna attardata dalla stanchezza, che si mette a gridare senza arrestare l’ampiezza del suo volo: «Ma guarda!… Brutto segno! Là sotto c’erano dei puntini neri; ho chiuso gli occhi, e sono scomparsi». Io ti saluto vecchio oceano! Vecchio oceano, grande scapolo, quando percorri la solitudine solenne dei tuoi flemmatici regni giustamente t’inorgoglisci della tua nativa magnificenza, e degli elogi autentici che mi affretto a farti. Voluttuosamente cullato dai molli effluvi della tua maestosa lentezza, che è il più grandioso tra gli attributi di cui il potere supremo ti ha gratificato, svolgi, al centro di un oscuro mistero, sulla tua intera sublime superficie, con la calma consapevolezza della tua eterna potenza, le tue onde incomparabili. Si seguono parallele, separate da brevi intervalli. Appena una diminuisce, un’altra le va incontro ingrossandosi, accompagnate dal malinconico rumore della schiuma che si dissolve per avvertirci che tutto è schiuma.

Lautréamont, I canti di Maldoror (canto primo)

martedì 12 agosto 2014

Cannibalism during Russian famine


Cannibalism during Russian famine, Samara province, Volga region, Russia, 1921

As with other large-scale famines, the range of estimates is considerable. An official Soviet publication of the early 1920s concluded that about five million deaths occurred in 1921 from famine and related disease: this number is usually quoted in textbooks. More conservative figures counted not more than a million, while another assessment, based on the ARA's medical division, spoke of two million. On the other side of the scale, some witnesses spoke of ten million lives. According to Betrand M. Patenaude, "such a number hardly seems extravagant after the many tens of millions of victims of war, famine, and terror in the twentieth century.
  • "Mastering Twentieth-Century Russian History", Norman Lowe
  • "The Big Show in Bololand. The American Relief Expedition to Soviet Russia in the Famine of 1921", Betrand M. Patenaude.

Primate soggetto a vivisezione


Primate soggetto a vivisezione, Università Ebraica di Gerusalemme

Cosa dice quel passo [della Bibbia]? «Il giusto ha pietà del proprio bestiame». – «Ha pietà»! – Che razza di espressione! Si ha pietà di un peccatore, di un malfattore, ma non di un innocente animale. […] «Aver pietà»! Non già pietà, ma giustizia si deve all’animale.

Arthur Schopenhauer, “Della religione”, Parerga e Paralipomena

giovedì 7 agosto 2014

La ballata della cagna

Al mattino nel granaio
dove biondeggiano le stuoie in fila,
una cagna figliò sette,
sette cuccioli rossicci

Sino a sera li carezzava
pettinandoli con la lingua
e la neve disciolta colava
sotto il suo caldo ventre.

Ma a sera, quando le galline
si rannicchiano sul focolare,
venne il padrone accigliato,
tutti e sette li mise in un sacco.

Essa correva sui mucchi di neve,
durando fatica a seguirlo.
E cosi a lungo, a lungo tremolava
lo specchio dell’acqua non ghiacciata.

E quando tornò trascinandosi appena,
leccando il sudore dai fianchi,
la luna sulla capanna le parve
uno dei suoi cuccioli.

Guardava l’azzurro del cielo
con striduli guaiti,
ma la luna sottile scivolava
e si celò nei campi dietro il colle.

E sordamente, come quando in dono
le si butta una pietra per giuoco,
la cagna rotolò i suoi occhi
come stelle d’oro nella neve.

Sergej Esenin, La ballata della cagna

Firework in dog’s mouth


Some boys put a firework in the dog’s mouth and made sure he could not open

On 11 November 2011, two drunken teenagers in Ilidža, Bosnia-Herzegovina, put a rocket explosive firework into a young German Shepherd’s mouth and duct-taped his jaws shut, setting the rocket alight. The firework caused horrific injuries to the dog’s face, but did not kill him. He wandered about for five days before being finally rescued by animal welfare volunteers who took him to a veterinarian’s office. The firework shell was still embedded in the dog’s head, and maggots had started to eat his ruined flesh. The vets determined his injuries could not be helped and he was euthanized.
  • "In memory of Vucko", http://inmemoryofvucko.org/vuckos-story/

lunedì 28 luglio 2014

Chi parla dell’avvenire è un cialtrone

Chi parla dell’avvenire è un cialtrone, è l’adesso che conta. Invocare i posteri, è parlare ai vermi. Nella notte del villaggio in guerra, il maresciallo custodiva gli animali umani per i grandi mattatoi che avevano aperto. Lui è re, il maresciallo! Re della Morte! Maresciallo Cretelle! Sissignore! C’è niente che ha più potere. Di così potente come lui non c’è che il maresciallo degli altri, là in faccia. Ci restava niente nel villaggio, di vivo, tranne gatti spaventati. Il mobilio fracassato anzitutto, andava a far fuoco per le cucine, seggiole, poltrone, buffet, dai più leggeri ai più pesanti. E tutto quello che si poteva caricare in spalla, se lo portavano con loro, i miei camerati. Pettini, piccole lampade, tazze, piccole cose futili, e perfino corone da sposa, ci passava di tutto. Come ci fosse stato ancora da Vivere per degli anni. Rubavano per distrarsi, per darsi l’aria di averne ancora per molto. Le voglie di sempre. Il cannone per loro era solo un rumore. E’ per questo che le guerre possono durare. Anche quelli che la fanno, che ci sono dentro, non se la immaginano mica. Una pallottola in pancia, avrebbero continuato a tirar su vecchie scarpe per via, perché potevano «ancora servire». Come il montone che, sul fianco, in un prato, agonizza e bruca ancora. La maggior parte della gente non muore che all’ultimo momento; altri cominciano e si prendono vent’anni d’anticipo e qualche volta anche di più. Sono gli infelici della terra.

Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte

"L'uomo è inaccettabile" (Emil Cioran) #5


giovedì 24 luglio 2014

Napoleone

Durante la ritirata di Russia, i generali di Napoleone hanno avuto il loro bel daffare per impedirgli d’andarsi a far fare un pompino a Varsavia un’ultima suprema volta dalla polacca del suo cuore. Era così, Napoleone, anche in mezzo ai più grandi disastri e sventure. Niente serio insomma. Anche lui, l’aquila della sua Joséphine! Il fuoco al culo, è il caso di dirlo per e contro tutto. Niente da fare d’altronde fin quando ci hai il gusto di godere e spassartela ed è un gusto che hanno tutti. Ecco la cosa più triste. Non si pensa che a quello! In culla, al caffè, sul trono, nei gabinetti. Dappertutto! Dappertutto! L’uccello! Napoleone o no! Cornuto o no! Prima di tutto godere! Che crepino i quattrocentomila allucinati imberesinati fino al pennacchio! si diceva il grande sconfitto, purché Poleone spari ancora un colpo! Che maiale! E alé! Così è la vita! È così che tutto finisce! Mica serio! Il tiranno è disgustato della parte che recita molto prima degli spettatori! Se ne va a scopare il tiranno quando non ne può più di secernere deliri per il pubblico. Allora bisogna saldargli il conto! Il Destino lo lascia cadere in men che si dica! Non è il massacrare a man salva, che i fanatici gli rimproverano! Certo che no! Quello è niente! Glielo perdonerebbero eccome! Ma esser diventato noioso in un sol colpo, è questo che non gli perdonano. Le cose serie si sopportano solo per finta. Le epidemie finiscono solo nel momento in cui i microbi non ne possono più delle loro tossine. Robespierre l’hanno ghigliottinato perché ripeteva sempre le stesse cose e Napoleone non ha resistito, per quel che lo riguarda, a più di due anni d’una inflazione di Legion d’onore. Fu il suo tormento, di quel pazzo, l’esser costretto a fornire delle voglie d’avventura a mezza Europa stravaccata. Mestiere impossibile. Lui ci restò.

Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte