martedì 12 agosto 2014

Cannibalism during Russian famine


Cannibalism during Russian famine, Samara province, Volga region, Russia, 1921

As with other large-scale famines, the range of estimates is considerable. An official Soviet publication of the early 1920s concluded that about five million deaths occurred in 1921 from famine and related disease: this number is usually quoted in textbooks. More conservative figures counted not more than a million, while another assessment, based on the ARA's medical division, spoke of two million. On the other side of the scale, some witnesses spoke of ten million lives. According to Betrand M. Patenaude, "such a number hardly seems extravagant after the many tens of millions of victims of war, famine, and terror in the twentieth century.
  • "Mastering Twentieth-Century Russian History", Norman Lowe
  • "The Big Show in Bololand. The American Relief Expedition to Soviet Russia in the Famine of 1921", Betrand M. Patenaude.

Primate soggetto a vivisezione


Primate soggetto a vivisezione, Università Ebraica di Gerusalemme

Cosa dice quel passo [della Bibbia]? «Il giusto ha pietà del proprio bestiame». – «Ha pietà»! – Che razza di espressione! Si ha pietà di un peccatore, di un malfattore, ma non di un innocente animale. […] «Aver pietà»! Non già pietà, ma giustizia si deve all’animale.

Arthur Schopenhauer, “Della religione”, Parerga e Paralipomena

giovedì 7 agosto 2014

La ballata della cagna

Al mattino nel granaio
dove biondeggiano le stuoie in fila,
una cagna figliò sette,
sette cuccioli rossicci

Sino a sera li carezzava
pettinandoli con la lingua
e la neve disciolta colava
sotto il suo caldo ventre.

Ma a sera, quando le galline
si rannicchiano sul focolare,
venne il padrone accigliato,
tutti e sette li mise in un sacco.

Essa correva sui mucchi di neve,
durando fatica a seguirlo.
E cosi a lungo, a lungo tremolava
lo specchio dell’acqua non ghiacciata.

E quando tornò trascinandosi appena,
leccando il sudore dai fianchi,
la luna sulla capanna le parve
uno dei suoi cuccioli.

Guardava l’azzurro del cielo
con striduli guaiti,
ma la luna sottile scivolava
e si celò nei campi dietro il colle.

E sordamente, come quando in dono
le si butta una pietra per giuoco,
la cagna rotolò i suoi occhi
come stelle d’oro nella neve.

Sergej Esenin, La ballata della cagna

Firework in dog’s mouth


Some boys put a firework in the dog’s mouth and made sure he could not open

On 11 November 2011, two drunken teenagers in Ilidža, Bosnia-Herzegovina, put a rocket explosive firework into a young German Shepherd’s mouth and duct-taped his jaws shut, setting the rocket alight. The firework caused horrific injuries to the dog’s face, but did not kill him. He wandered about for five days before being finally rescued by animal welfare volunteers who took him to a veterinarian’s office. The firework shell was still embedded in the dog’s head, and maggots had started to eat his ruined flesh. The vets determined his injuries could not be helped and he was euthanized.
  • "In memory of Vucko", http://inmemoryofvucko.org/vuckos-story/

lunedì 28 luglio 2014

Chi parla dell’avvenire è un cialtrone

Chi parla dell’avvenire è un cialtrone, è l’adesso che conta. Invocare i posteri, è parlare ai vermi. Nella notte del villaggio in guerra, il maresciallo custodiva gli animali umani per i grandi mattatoi che avevano aperto. Lui è re, il maresciallo! Re della Morte! Maresciallo Cretelle! Sissignore! C’è niente che ha più potere. Di così potente come lui non c’è che il maresciallo degli altri, là in faccia. Ci restava niente nel villaggio, di vivo, tranne gatti spaventati. Il mobilio fracassato anzitutto, andava a far fuoco per le cucine, seggiole, poltrone, buffet, dai più leggeri ai più pesanti. E tutto quello che si poteva caricare in spalla, se lo portavano con loro, i miei camerati. Pettini, piccole lampade, tazze, piccole cose futili, e perfino corone da sposa, ci passava di tutto. Come ci fosse stato ancora da Vivere per degli anni. Rubavano per distrarsi, per darsi l’aria di averne ancora per molto. Le voglie di sempre. Il cannone per loro era solo un rumore. E’ per questo che le guerre possono durare. Anche quelli che la fanno, che ci sono dentro, non se la immaginano mica. Una pallottola in pancia, avrebbero continuato a tirar su vecchie scarpe per via, perché potevano «ancora servire». Come il montone che, sul fianco, in un prato, agonizza e bruca ancora. La maggior parte della gente non muore che all’ultimo momento; altri cominciano e si prendono vent’anni d’anticipo e qualche volta anche di più. Sono gli infelici della terra.

Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte

"L'uomo è inaccettabile" (Emil Cioran) #5


giovedì 24 luglio 2014

Napoleone

Durante la ritirata di Russia, i generali di Napoleone hanno avuto il loro bel daffare per impedirgli d’andarsi a far fare un pompino a Varsavia un’ultima suprema volta dalla polacca del suo cuore. Era così, Napoleone, anche in mezzo ai più grandi disastri e sventure. Niente serio insomma. Anche lui, l’aquila della sua Joséphine! Il fuoco al culo, è il caso di dirlo per e contro tutto. Niente da fare d’altronde fin quando ci hai il gusto di godere e spassartela ed è un gusto che hanno tutti. Ecco la cosa più triste. Non si pensa che a quello! In culla, al caffè, sul trono, nei gabinetti. Dappertutto! Dappertutto! L’uccello! Napoleone o no! Cornuto o no! Prima di tutto godere! Che crepino i quattrocentomila allucinati imberesinati fino al pennacchio! si diceva il grande sconfitto, purché Poleone spari ancora un colpo! Che maiale! E alé! Così è la vita! È così che tutto finisce! Mica serio! Il tiranno è disgustato della parte che recita molto prima degli spettatori! Se ne va a scopare il tiranno quando non ne può più di secernere deliri per il pubblico. Allora bisogna saldargli il conto! Il Destino lo lascia cadere in men che si dica! Non è il massacrare a man salva, che i fanatici gli rimproverano! Certo che no! Quello è niente! Glielo perdonerebbero eccome! Ma esser diventato noioso in un sol colpo, è questo che non gli perdonano. Le cose serie si sopportano solo per finta. Le epidemie finiscono solo nel momento in cui i microbi non ne possono più delle loro tossine. Robespierre l’hanno ghigliottinato perché ripeteva sempre le stesse cose e Napoleone non ha resistito, per quel che lo riguarda, a più di due anni d’una inflazione di Legion d’onore. Fu il suo tormento, di quel pazzo, l’esser costretto a fornire delle voglie d’avventura a mezza Europa stravaccata. Mestiere impossibile. Lui ci restò.

Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte

La spirale della morte delle formiche


La "spirale della morte" delle formiche è un fenomeno osservato molte volte. Un’intera colonia di formiche prende a muoversi seguendo un movimento a spirale, senza sosta, fino a quando non sopraggiunge la morte per sfinimento. La spirale della morte delle formiche, nota anche come “formiche danzanti”, è un fenomeno scientificamente descritto per la prima volta negli anni ’40 del 1900 da Theodore Schneirla, psicologo animale americano. Ogni formica segue quella che ha di fronte, e man mano che altre formiche si aggiungono alla corsa, si forma una spirale di migliaia, milioni di formiche, che continuano a girare senza pausa. Nel 1921 in Guyana, fu avvistata quella che si ritiene la più grossa spirale della morte mai registrata: 400 metri di diametro, talmente estesa che ogni formica impiegava quasi tre ore per terminare un giro. La spirale è durata per due giorni, mietendo migliaia di vittime fino a quando un gruppo di operaie non ha interrotto il processo uscendo dal percorso. Il fenomeno ha origine dalle tracce chimiche lasciate da formiche esploratrici, che creano un involontario percorso a spirale che altre formiche iniziano a seguire. Man mano che le precedenti tracce vengono rafforzate dal passaggio di nuove formiche, altre si aggiungono al movimento circolare, creando col tempo una spirale che può coinvolgere tutta la colonia.
  • "Il mistero della spirale della morte delle formiche", Antikitera.net

martedì 22 luglio 2014

Il diritto di non essere costretti a nascere


Dopotutto non avevo forse trovato la chiave dell'enigma del disumano fenomeno dell'umanità terrestre (e di qualsiasi altra specie umana su un qualsiasi pianeta in un qualsiasi universo)? Le forze nucleari! Bum! (Ma non possiamo aiutare gli altri, nemmeno quelli che abitano sugli astri erranti delle stelle più vicine, poichè le distanze restano pur sempre astronomiche. Dobbiamo dunque aiutare noi stessi. Bum!). E poichè il democratico battista della Georgia si vantava di voler promuovere i diritti umani in tutto il mondo o quasi (progetto assai lodevole, senza dubbio), a maggior ragione dovevo indicargli il più fondamentale diritto umano, se oso dirlo (e al quale per quanto paradossale possa sembrare - bisognerebbe mirare al cento per cento), il diritto umano, dunque, più fondamentale per la nostra umanità intera: quello di non essere costretti a nascere, a "venire al mondo" (per poi dover subito piangere)! (Ancora il coro greco: la più grande felicità che possa toccare in sorte a un uomo è non nascere). Era dunque necessario non sopprimere le bombe, bensì fabbricarne quantità enormi in più, e grosse e molto, molto sporche (o produttrici di molta materia molto, molto a lungo radioattiva) e utilizzarle per rendere impossibile ogni forma di vita su questo pianeta maledetto.

Louis Wolfson, Mia madre, musicista, è morta

Corrida


Il matador Julio Aparicio alle corride della Feria de San Isidro, Madrid, 21 maggio 2010

Già sarebbe un sollievo per me vedere un unico toro che mettesse in fuga questi eroi, i toreri, e in più un’intera arena assetata di sangue.

Elias Canetti, La provincia dell’uomo