martedì 1 novembre 2016


Jean-Daniel Pollet, L’Ordre, 1973

L’Ordre is a documentary about a leper colony. Pollet interviews only one articulate, poetic, firebrand leper, while his camera takes on an addition component of disorientation, in sympathy with its subject: it prowls like a trapped animal, wanders erratically through the island terrain, reframes violently along both vertical and horizontal axes. At the film’s center is the magic object of the leper, filmed in startling closeups that confront the audience with the ravages of his disease. The film remains a monster movie, remote and implacable, and its resources are devoted to making us feel monstrous as well, wandering an arid universe that feels like a dying dream.
  • “Jean-Daniel Pollet”, Dan Sallitt

lunedì 31 ottobre 2016

L'ossessione biologica per la specie

Perché così tanta, sempre, compassione per i bambini? […] «I morti sono un centinaio, tra cui dieci bambini». La distinzione, senza individuazione, è fatta esclusivamente per quegli anonimi piccoli dieci, ma sotto il lenzuolo ce ne sono altri novanta […]. «Tra le macerie, tre bambini». E chi era con loro, prima che la casa crollasse? Dunque dove rigorosamente nessun bambino fosse presente, sarà meno infame, meno luttuoso, o peggio indifferente ammucchiare la povera carne bruciacchiata dei non-bambini in una statistica, quando si denuncia una qualche macellazione strategica di umani?

Qui il pensiero soggiacente è la nostra, tutta moderna, ossessione biologica per la specie. Il bambino ucciso o straziato dalle ferite ha più peso e avrebbe più diritto alla compassione in quanto a lui è stato affidato l’immaginario dovere di seminare nuova sventura umana nel criminale e stupido procedere dell’inumana Storia! […] Tutto il nostro puntuale impietosimento va ad ovaie e a testicoli promettenti ma immaturi, non a un Giovannino o a una Angelica in quanto persone […]. I vecchi, esenti dall’obbligo di spingere il carrozzone della Specie, non sono invece degni di figurare, cartellini d’ombra, nelle immagini del mattatoio di Ares destinate a fare […] orrore. Nel cono di luce violenta l’asilo infantile bombardato si beve l’intero compianto; l’ospizio con una trentina di Alzheimer, di crocifissi alle carrozzine con le loro infermiere, decine di corpi mostruosamente ustionati o sepolti sotto macerie, accende un tacito sollievo. Nell’invisibile non ci sono ovulazioni.

Guido Ceronetti, Insetti senza frontiere

mercoledì 6 aprile 2016

Crematorium operations


Dachau, Germany, April 29-May 10, 1945

Survivors of the Dachau concentration camp demonstrate the operation of the crematorium by dragging a corpse toward one of the ovens.

mercoledì 30 marzo 2016

Difesa della corruzione

Se si mettesse su un piatto della bilancia il male che i «puri» hanno riversato sul mondo, e sull’altro il male provocato dagli uomini senza principi né scrupoli, è dalla parte del primo piatto che penderebbe la bilancia. Nella mente che la propone, ogni formula di salvezza appronta una ghigliottina… I disastri delle epoche corrotte sono meno gravi dei flagelli causati dalle epoche di fanatismo; il fango è più piacevole del sangue; e c’è più dolcezza nel vizio che nella virtù, più umanità nella depravazione che nel rigorismo. [...] E’ alle epoche dissolute che va il merito di mettere a nudo l’essenza della vita. […] La «verità» non traspare se non quando gli uomini, dimentichi del delirio costruttivo, si lasciano andare alla dissoluzione delle morali, degli ideali e delle credenze.

Emil Cioran, Sommario di decomposizione

venerdì 19 febbraio 2016

The Elephant Man



A volte penso che la mia testa sia così grande perché è così piena di sogni. 

Joseph Merrick (The Elephant Man)

sabato 30 agosto 2014

Auschwitz


Parete di una camera a gas di Auschwitz

Auschwitz è venuto a dirci il progetto di un annientamento che distrugge fino alla cenere la possibilità della memoria, del nome e della testimonianza.

Jacques Derrida, Nel nome di Europa

Tutto è schiuma

Oceano! […] Questo patriarca osservatore, coevo delle prime epoche del nostro globo sospeso, sorride di pietà quando assiste alle battaglie navali delle nazioni. Ecco qui un centinaio di leviatani usciti dalle mani dell’umanità. Gli ordini enfatici dei superiori, le grida dei feriti, le cannonate, sono solo rumori per annientare qualche secondo. Ora sembra che il dramma sia finito e che l’oceano si sia messo qualcosa nel ventre. Le fauci sono formidabili. Come devono essere grandi verso il basso, in direzione dell’ignoto! Infine, a coronare la stupida commedia, che non è neppure interessante, si vede in mezzo al cielo qualche cicogna attardata dalla stanchezza, che si mette a gridare senza arrestare l’ampiezza del suo volo: «Ma guarda!… Brutto segno! Là sotto c’erano dei puntini neri; ho chiuso gli occhi, e sono scomparsi». Io ti saluto vecchio oceano! Vecchio oceano, grande scapolo, quando percorri la solitudine solenne dei tuoi flemmatici regni giustamente t’inorgoglisci della tua nativa magnificenza, e degli elogi autentici che mi affretto a farti. Voluttuosamente cullato dai molli effluvi della tua maestosa lentezza, che è il più grandioso tra gli attributi di cui il potere supremo ti ha gratificato, svolgi, al centro di un oscuro mistero, sulla tua intera sublime superficie, con la calma consapevolezza della tua eterna potenza, le tue onde incomparabili. Si seguono parallele, separate da brevi intervalli. Appena una diminuisce, un’altra le va incontro ingrossandosi, accompagnate dal malinconico rumore della schiuma che si dissolve per avvertirci che tutto è schiuma.

Lautréamont, I canti di Maldoror (canto primo)

martedì 12 agosto 2014

Cannibalism during Russian famine


Cannibalism during Russian famine, Samara province, Volga region, Russia, 1921

As with other large-scale famines, the range of estimates is considerable. An official Soviet publication of the early 1920s concluded that about five million deaths occurred in 1921 from famine and related disease: this number is usually quoted in textbooks. More conservative figures counted not more than a million, while another assessment, based on the ARA's medical division, spoke of two million. On the other side of the scale, some witnesses spoke of ten million lives. According to Betrand M. Patenaude, "such a number hardly seems extravagant after the many tens of millions of victims of war, famine, and terror in the twentieth century.
  • "Mastering Twentieth-Century Russian History", Norman Lowe
  • "The Big Show in Bololand. The American Relief Expedition to Soviet Russia in the Famine of 1921", Betrand M. Patenaude.

Primate soggetto a vivisezione


Primate soggetto a vivisezione, Università Ebraica di Gerusalemme

Cosa dice quel passo [della Bibbia]? «Il giusto ha pietà del proprio bestiame». – «Ha pietà»! – Che razza di espressione! Si ha pietà di un peccatore, di un malfattore, ma non di un innocente animale. […] «Aver pietà»! Non già pietà, ma giustizia si deve all’animale.

Arthur Schopenhauer, “Della religione”, Parerga e Paralipomena

giovedì 7 agosto 2014

La ballata della cagna

Al mattino nel granaio
dove biondeggiano le stuoie in fila,
una cagna figliò sette,
sette cuccioli rossicci

Sino a sera li carezzava
pettinandoli con la lingua
e la neve disciolta colava
sotto il suo caldo ventre.

Ma a sera, quando le galline
si rannicchiano sul focolare,
venne il padrone accigliato,
tutti e sette li mise in un sacco.

Essa correva sui mucchi di neve,
durando fatica a seguirlo.
E cosi a lungo, a lungo tremolava
lo specchio dell’acqua non ghiacciata.

E quando tornò trascinandosi appena,
leccando il sudore dai fianchi,
la luna sulla capanna le parve
uno dei suoi cuccioli.

Guardava l’azzurro del cielo
con striduli guaiti,
ma la luna sottile scivolava
e si celò nei campi dietro il colle.

E sordamente, come quando in dono
le si butta una pietra per giuoco,
la cagna rotolò i suoi occhi
come stelle d’oro nella neve.

Sergej Esenin, La ballata della cagna