giovedì 3 luglio 2014

La felicità in terra

Bisognerà morire, gli dico ancora io, più lussuosamente di un cane e ci metteremo mille minuti a crepare e ogni minuto sarà comunque nuovo e abbastanza carico d'angoscia da farci dimenticare mille volte tutto il piacere che avevamo potuto avere a far l'amore nei mille anni precedenti… La felicità in terra sarebbe morire con piacere, nel piacere… Il resto è niente di niente, è la paura che non osi confessare, è arte.

Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte

Anche i nani hanno cominciato da piccoli


Werner Herzog, Anche i nani hanno cominciato da piccoli

La ferocia filmica di Herzog si solleva da semplice rappresentazione del sadismo e si fa carne stessa della pellicola. Anche i nani.. è così oggetto più oscuro ed inquietante d’un film sulla crudeltà: è un film crudele. La sua struttura, costruita sulla reiterazione di atti sempre più atroci, ha una linearità spiraliforme o un’assenza di linearità la quale, nel sovraccaricare il disagio, mobilita pulsioni più profonde ed irrazionali. La violenza, semmai, è qui funzione astratta degli esseri viventi e affonda le sue radici nel mondo animale, in un altrove di tenebra. Lontano da una mera rappresentazione tematica, il film precipita nell’incongruo, rivelando intensità ad un livello sotterraneo, in difetto d’ogni spiegazione razionale, miracolosamente ingiustificato.
  • “Il cinema di Werner Herzog”, Paolo Sirianni
  • “Anche i nani hanno cominciato da piccoli”, Il Morandini
  • “Anche i nani hanno cominciato da piccoli”, Umberto Ledda

giovedì 26 giugno 2014

Immaginazione

Al Cairo, nelle vicinanze del quartiere copto, abbiamo notato intere infilate di strade con case do quattro o cinque piani sulle quali la gente alleva migliaia di polli e capre e perfino maiali. Abbiamo cercato di immaginare quello che si deve udire quando queste case prendono fuoco.

Thomas Bernhard, Immaginazione

Un quando di ch’è nostra similvita


Carmelo Bene, “Eros”, Quattro momenti su tutto il nulla

Siamo istanti smentiti
‘n dispensata sola
carne fuor di concetto e ‘l che immediato
punto l’unico questo ne preclude
l’attimo ch’è presente nella vita
tradita ’n suo ‘l perché non esser pietra [...]

Ma ‘n suo marcire quanta è più che viva
fuor d’intelletto in noi la carne questa
disinventa irriflessa di che siamo
corpi [angustiati spiriti] da innulla
dominula pensosa soggiogati
ma vaniti ma ‘n’altra d’impensata
una ch’è questa vita

Carmelo Bene, “Un quando di ch’è nostra similvita”, ‘l mal de’ fiori

giovedì 19 giugno 2014

Perpetuare la vita

L’uomo (e così gli altri animali) non nasce per goder della vita, ma solo per perpetuare la vita, per comunicarla ad altri che gli succedano, per conservarla. Nè esso, nè la vita, nè oggetto alcuno di questo mondo è propriamente per lui, ma al contrario esso è tutto per la vita. – Spaventevole, ma vera proposizione e conchiusione di tutta la metafisica. L’esistenza non è per l’esistente, non ha per suo fine l’esistente, nè il bene dell’esistente; se anche egli vi prova alcun bene, ciò è un puro caso: l’esistente è per l’esistenza, tutto per l’esistenza, questa è il suo puro fine reale. Gli esistenti esistono perchè si esista, l’individuo esistente nasce ed esiste perchè si continui ad esistere e l’esistenza si conservi in lui e dopo di lui. Tutto ciò è manifesto dal vedere che il vero e solo fine della natura è la conservazione delle specie, e non la conservazione nè la felicità degl’individui; la qual felicità non esiste neppur punto al mondo, nè per gl’individui nè per la specie. Da ciò necessariamente si dee venire in ultimo grado alla generale, sommaria, suprema e terribile conclusione detta di sopra. (Bologna 11 Marzo 1826)

Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri

Requiem per un elefante

Era uno degli elefanti più noti del Parco nazionale dello Tsavo Est e di tutto il Kenya, per via delle sue zanne giganti. La fama non ha impedito, anzi, ha causato una morte orribile: i bracconieri lo hanno colpito con una freccia avvelenata, ed aspettando si spegnesse, lentamente, dolorosamente, gli hanno staccato la faccia a colpi d'accetta per impadronirsi dell'avorio. Satao era un tusker, da tusk, zanna: un elefante maschio che, per una variante genetica, sviluppa zanne di dimensioni inusitate. "Probabilmente il Kenya è il paese che ospita gli ultimi grandi tuskers", sottolinea Paula Kahumbu, specialista della conservazione della fauna selvatica per la ONG WildlifeDirect". L'elefante è stato ucciso il 30 maggio, ma la notizia è stata data solo di recente dai responsabili di Tsavo Trust. "Con enorme rimpianto dobbiamo confermare senza più dubbi che Satao è morto, ucciso dalla freccia avvelenata di un bracconiere per alimentare una domanda d'avorio apparentemente insaziabile", recita il comunicato. "Un grande e nobile animale è stato ucciso perché qualcuno, in un paese lontano, possa mettersi un soprammobile sulla mensola del camino". 


Oggi la popolazione di elefanti africani è stimata tra le 472.000 e le 690.000 unità: si calcola che negli anni Trenta e Quaranta fossero fino a cinque milioni. La specie è classificata come "vulnerabile" nella Lista Rossa dell'Unione mondiale per la Conservazione della Natura. Si stima che ogni anno tra 30.000 e 38.000 elefanti vengano uccisi da cacciatori d'avorio. Il prezioso materiale viene poi spedito dai porti dell'Africa occidentale e, sempre più spesso, anche di quella orientale. Le principali destinazioni sono la Cina, la Thailandia e altri paesi asiatici dove l'avorio è ancora molto richiesto. 
  • "Requiem per un elefante", Christine dell'Amore, Nationalgeographic.it

martedì 17 giugno 2014

Repulisti per mezzo dell’Idea

Quanti ne sono finiti, sul rogo, di piccoli ostinati credenti, durante le epoche oscure?… E in pasto ai leoni?… E nelle galere?… E inquisiti fino al midollo? Per la Concezione di Maria? Per tre versetti del Testamento? Si posson più contare! I motivi? Facoltativi!… Non vale neanche la pena che ci siano!… I tempi son mica tanto cambiati per questo aspetto! Non è che siamo diventati più difficili! Possiamo tranquillamente crepare tutti per qualche accidente che non esiste! Un Comunismo in mutria!… Non ha importanza, davvero, al punto in cui siamo!… Ma morire per un’idea di cui non capisco niente!… Si è puri anche senza saperlo, comunque!… A pensarci bene, che sia questa la Speranza? E l’avvenire estetico, anche! Le guerre, non si saprà più il perché!… Sempre più formidabili! Che non lasceranno tranquillo più nessuno!… che ci creperanno tutti… tutti diventeranno eroi sul campo… e polvere perdipiù!… Si sbarazzerà la Terra… Siam mai serviti a niente… Repulisti per mezzo dell’Idea…

Louis-Ferdinand Céline, Mea culpa

Dog spinning


Dog spinning (Bulgarian: тричане на куче(та), trichane na kuche(ta)) is a ritual practiced on the first day of Lent in the village of Brodilovo in southeastern Bulgaria. In dog spinning, a dog is suspended above water on a rope. The dog is turned repeatedly in a given direction to wind the rope, then released so that it spins rapidly in the opposite direction as the rope unwinds. This ancient ritual of pagan origin was performed in order to prevent rabies. A reference to this practice in English is in a press release issued by the UK Green Party, issued on July 29, 2005. It includes a statement from Green Party MEP Dr Caroline Lucas, vice-president of the RSPCA and the European Parliament's cross-party Animal Welfare Intergroup. Dr Lucas criticised it as being cruel to dogs, saying "Dog-spinning is a barbaric practice and must not be allowed to continue into the 21st century". Historically the ritual was performed in many other parts of Bulgaria as well and although the exact practice varied regionally, e.g. whipping the dogs instead of spinning them, it was performed on the same date and with the same goal.In the Strandja however, dogs were venerated, and a non harmful ritual was performed. A version of the ritual has been reported in England as early as 1869.
  • Кмет забрани жесток обичай с кучета
  • St. Clair, Stanislas Graham Bower; Brophy, Charles A. (1869). A residence in Bulgaria, p.39
  • Wikipedia "Dog spinning" page

domenica 8 giugno 2014

La Fine Del Mondo

La Fine Del Mondo, che sollievo pensarci! Ma a dire il vero si può parlare soltanto della fine dell’uomo, che è prevedibile, anzi certa, mentre l’altra risulta a stento concepibile. Non si capisce infatti che senso potrebbe avere parlare della fine della materia; una fine così lontana non riguarda nessuno. Restiamo dunque nei paraggi dell’uomo, dove il disastro fa parte del paesaggio, e del programma. 

Emil Cioran, Quaderni 1957-1972

Holiday in Cambodia


Dead Kennedys, Holiday in Cambodia

Un senso acre, tragico e beffardo pervade Holiday in Cambodia. Perla amara del disco, morsa critica tra la società dello spettacolo e i massacri cambogiani, è una delle migliori canzoni di protesta di sempre. La sua rabbiosa denuncia, divenuta sarcastica, sfocia nella satira più nera. Un bolero cinico, perverso, trasfigurato in anatema potente e minaccioso, tra i più trascinanti dell'era punk, con quell’incedere sinistro (“Pol Pot.. Pol Pot..”) a gettare inquiete ombre sopra le certezze della classe media, cuor di tenebra e squarcio sull’orrore.
  • “Dead Kennedys”, Piero Scaruffi
  • “Fresh Fruit for Rotting Vegetables”, Fabio Polvani