Francis Bacon, Figure with Meat, 1954
“Pietà per la carne macellata”! La carne macellata è senza alcun dubbio l’oggetto eminente della pietà di Bacon, il suo unico oggetto di pietà, la sua pietà di anglo-irlandese. E, su questo punto, Bacon è come Soutine, con la sua immensa pietà di ebreo. La carne macellata non è carne morta, essa ha conservato tutte le sofferenze e ha assunto tutti i colori della carne viva. Tanto dolore convulso e vulnerabilità, ma anche affascinante invenzione, colore e acrobazia. Bacon non dice “pietà per le bestie”, ma ritiene piuttosto che ogni uomo che soffre è carne macellata. La carne macellata è la zona comune all’uomo e alla bestia, la loro zona di indiscernibilità; essa è quel “fatto”, quel particolare stato in cui il pittore si identifica con l’oggetto del proprio orrore e della propria compassione. Il pittore è un macellaio, certo, ma egli sta nella sua macelleria come in una chiesa, con la carne macellata come Crocifisso. Soltanto nelle macellerie Bacon è un pittore religioso. “Le immagini di mattatoi e carne macellata mi hanno sempre molto colpito. Mi sembrano direttamente legate alla Crocifissione […] Che altro siamo, se non potenziali carcasse? Quando entro in una macelleria, mi meraviglio sempre di non esserci io appeso lì, al posto dell’animale” (Francis Bacon).
Gilles Deleuze, Logica della sensazione
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